Gentili pazienti rieccoci.
Questa settimana affronteremo un tema che rappresenta uno dei campi in cui si sono e si stanno tuttora sviluppando moltissime innovazioni. Può venire spontaneo domandarsi che cosa significhi e come possa verificarsi una perdita d’osso a livello orale. Partiamo da un dato: i nostri denti sono situati (nella parte radicolare) all’interno dell’osso mandibolare e supportati dal tessuto parodontale.
In alcuni casi può verificarsi una perdita di tale tessuto di sostegno per diverse cause:
- Perdita di elementi dentali e mancata loro sostituzione (con manufatti protesici, impianti ecc). La perdita di uno o più elementi dentali compromette la corretta masticazione e, di conseguenza, una progressiva recessione ossea (in questo le ossa sono paragonabili ai muscoli: quando non vengono usati si “atrofizzano”, ma nel caso osseo non è sufficiente ricominciare ad utilizzarli per rigenerarli)
- Malattia parodontale. Lo stato infiammatorio ad essa correlato causa la progressiva distruzione di tessuto osseo. Oltre a rappresentare la principale responsabile di perdita di attacco osseo, la parodontite, è la prima causa di perdita di elementi dentali anche in giovane età.
- Legame tra osteoporosi e perdita di tessuto osseo nelle ossa mascellari.
In questi casi il vostro odontoiatra di fiducia potrà valutare se si possa o meno effettuare una riabilitazione di tipo fisso (quindi con l’inserimento di impianti endossei), previa rigenerazione ossea. Con tale termine viene indicata una specifica procedura chirurgica in grado di rigenerare ed aumentare il volume di tessuto osseo ove risulta assente o scarso. Per effettuarla si prevede l’utilizzo di un particolare materiale detto “sostituto osseo” o “osso sintetico” (formato da biomateriali compatibili). Particolarità di tale materiale è che favorirà la moltiplicazione delle cellule ossee residue, recuperando il tessuto osseo perduto. L’intervento di chirurgia ossea rigenerativa non è doloroso: durante l’intervento viene utilizzata la normale anestesia locale (associandola, ove richiesta, alla sedazione cosciente) e nei giorni successivi i protocolli di terapia farmacologica permettono di mantenere sotto controllo e limitare il dolore post-operatorio. Trascorsi un tot di mesi il sostituto osseo si sarà perfettamente integrato e stabilizzato con l’osso residuo e, a questo punto, sarà possibile procedere con l’inserimento degli impianti dentali i quali, a loro volta, avranno buone probabilità di riuscita e d’integrazione. In questo modo sarà possibile evitare protesi rimovibili e ristabilire la corretta masticazione ed estetica del sorriso.
Vediamo da vicino il percorso che precede l’intervento di rigenerazione ossea…
Quando ci si trova davanti ad una condizione che suggerisce tale trattamento, la prima cosa da fare sarà sottoporre il paziente ad un esame radiologico. Attraverso tale esame (effettuato con una Tac cone-beam, una radiografia tridimensionale) l’odontoiatra potrà effettuare un’attenta valutazione dell’anatomia tridimensionale e dei volumi ossei presenti nella zona candidata alla rigenerazione ossea. Se dalla radiografia emerge una situazione che si presta all’intervento si potrà procedere con la rigenerazione ossea ed il successivo inserimento di impianti dentali per recuperare al meglio le varie funzioni compromesse. L’odontoiatra spiegherà la situazione, i possibili metodi per ripristinare l’osso e, una volta compreso dal paziente il percorso, si potrà procedere con la terapia riabilitativa ed il raggiungimento del risultato pianificato. Per quanto riguarda i tempi di tale operazione e relativa guarigione, questi possono cambiare notevolmente in base al caso concreto. Prima di tutto dipende dalla condizione dell’osso alveolare, dalla densità ossea, da quanto tempo è trascorso dall’estrazione dell’elemento dentale e dal modo e tipo di estrazione che è stata effettuata. In secondo luogo le tempistiche variano in base al tipo di rigenerazione ossea: nel caso di rialzo del seno mascellare i tempi sono un pochino più lunghi, mentre nei casi più semplici i tempi risulteranno più brevi. Ciò che risulta fondamentale è attendere il tempo necessario, dopo l’intervento rigenerativo, per il rimaneggiamento metabolico e per la corretta integrazione del tessuto osseo. Durante il periodo di attesa tra l’intervento e l’inserimento dell’impianto sarà possibile utilizzare delle protesi mobili che consentano la masticazione e non compromettano l’estetica del sorriso.
Conclusioni…
Le terapie moderne volte alla rigenerazione ossea mostrano un’elevata efficacia ed altissime percentuali di successo. Oltre ad essere estremamente sicure (essendo materiali biocompatibili non causano rigetto e/o infezioni) consentono, sul lungo periodo, di assicurare la funzione masticatoria tramite una dentatura fissa. Esistono, però, dei fattori potenzialmente in grado di ridurre la corretta riuscita di questo intervento: il fumo e la malattia parodontale. Il fumo di sigaretta rappresenta la principale controindicazione rispetto agli interventi di rigenerazione ossea. In primis il fumo può compromettere la guarigione dei tessuti (allungando i tempi e esponendo la ferita al rischio di infezioni) ed in secondo luogo la composizione ed il flusso sanguigno dei fumatori risulta alterato (con una riduzione di ossigeno ed un aumento di metaboliti tossici) aspetto che riduce le possibilità di successo della rigenerazione. Anche una condizione parodontale non controllata rappresenta un problema rispetto a tale intervento. In questi casi, prima di poter procedere, sarà necessario cercare di azzerare l’infiammazione e procedere con un’accurata bonifica parodontale dei tessuti gengivali.
Lo sapevi che?
Lo sapevate che anni fa, per poter ottenere un ripristino del livello osseo mandibolare, i pazienti dovevano essere ricoverati nei reparti di chirurgia maxillo-facciale? Essi sarebbero dovuti essere sottoposti ad un intervento consistente nel prelievo del proprio tessuto osseo (solitamente prelevato dall’anca) o attendere un trapianto di osso. Oggi tale operazione viene effettuata nel vostro studio odontoiatrico di fiducia, alla poltrona, in tempi brevi e senza un decorso post-chirurgico traumatico.