Gentili pazienti bentrovati.
Il 21 settembre si è celebrata la giornata mondiale dell’alzheimer, scopriamone insieme le caratteristiche ed i fattori che lo pongono in relazione con la salute orale e, nello specifico, con la malattia parodontale.
Partiamo da cos’è l’Alzheimer?
Il nome di questa malattia è legato al neurologo tedesco , Alois Alzheimer, che all’inizio del ‘900 ne descrisse per primo le caratteristiche.
Tale patologia è contrassegnata da un processo degenerativo (progressivo, cronico ed irreversibile) che colpisce le cellule del cervello, distruggendole.
La principale conseguenza sarà la compromissione permanente delle principali funzioni cognitive: linguaggio, memoria, ragionamento logico-temporale-spaziale, limitando l’autonomia e le capacità di svolgere le normali attività quotidiane del soggetto che ne è affetto.
Essa rappresenta la causa più diffusa di demenza nella popolazione anziana dei Paesi sviluppati.
Le statistiche stimano che il 5% della popolazione sopra i 65 anni e oltre il 20% della popolazione sopra gli 80 anni ne sia colpita. Tutto ciò, purtroppo, non esclude che si possa manifestare anche in età precoce (a partire dai 50 anni di età), in questo caso si tratta di Alzheimer precoce.
Per ciò che attiene l’origine della patologia, gli studi condotti in materia hanno evidenziato che
in una bassa percentuale di casi (meno del 5%)esso sia legato alla trasmissione familiare, quindi un origine genetica;
nella maggior parte dei casi, invece, si manifesta in modo occasionale, senza una palese familiarità con la malattia.
Principale causa scatenante del problema viene ricondotta ad un’alterazione del metabolismo di una determinata proteina ( detta APP). Tale alterazione metabolica (che può manifestarsi da un certo momento in poi, per ragioni non ancora chiare) causerà la produzione di una sostanza, la beta amiloide, neurotossica.
La sua presenza ed il suo accumulo nei tessuti celebrali comporta la progressiva morte dei neuroni e conseguente insorgenza di demenza.
Come si manifesta l’Alzheimer?
Partiamo dal fatto che tale patologia presenta spesso sintomi diversi da un soggetto all’altro.
Sicuramente tra i primi sintomi che si manifestano abbiamo la perdita di memoria: nella fase iniziale è poco rilevabile, viene quasi associata ad una distrazione, ma pian piano diventa più grave e totale.
Spesso, associata alla perdita di memoria, insorge un altro disturbo che può fungere da campanello d’allarme: la difficoltà nello svolgimento e nell’esecuzione di normali ed abituali attività.
In alcuni casi può anche emergere una difficoltà, apparentemente inspiegabile, nel linguaggio: ci si dimenticano alcuni termini e si fa fatica a concludere una frase di senso compiuto. Quest’ultimo aspetto è strettamente connesso alla perdita della cognizione logico-temporale: ciò che è accaduto 10 anni prima diventa ieri e le mura di casa sono un luogo sconosciuto.
Molto spesso il soggetto affetto da tale patologia mostra frequenti sbalzi di umore e soprattutto una carenza d’interesse verso ciò che prima rappresentava una vera e propria passione.
Come si può prevenire l’Alzheimer?
Parlando di prevenzione purtroppo non si conosce, attualmente, una vera e propria soluzione.
Diversi studi condotti in materia, però, hanno evidenziato come il mantenimento di un buono stato di salute psicofisico possa ridurre il rischio di sviluppo della patologia, sopratutto in giovane età .
Nello specifico gli esperti suggeriscono che per ridurre il rischio di insorgenza di tale morbo si debba ridurre il rischio di altre patologie a cui può essere correlato.
Tra queste abbiamo:
- malattie cardiache e cardiovascolari
- Ipertensione
- Colesterolo alto
- Sovrappeso
- Diabete
- Malattia parodontale
Tutte le patologie che influiscono negativamente sul benessere dell’individuo predisposto possono favorirne l’insorgenza.
Condurre uno stile di vita sano, seguendo un’alimentazione corretta ed equilibrata, praticando sport e sottoponendo il cervello ad un’adeguata e costante stimolazione cognitiva sarà importante per contrastare l’insorgenza dell’Alzheimer, favorendo il benessere cerebrale, fisico e cognitivo.
Nonostante i numerosi passi avanti ed i continui studi sulla patologia, ad oggi non si conosce ancora una cura per l’Alzheimer.
Alzheimer e salute orale.
Sul tema la comunità scientifica e gli odontoiatri hanno formulato diverse teorie, secondo la maggior parte delle quali esiste una stretta correlazione tra la condizione di salute orale e lo sviluppo di tale morbo.
Nello specifico è emerso che le malattie gengivali giochino un ruolo importante, in quanto rappresentano un fattore di rischio per l’Alzheimer.
Comprendiamo meglio tale legame…
I ricercatori sono arrivati alla conclusione che, potenzialmente, i batteri responsabili delle malattie gengivali e parodontali possano stimolare lo sviluppo dell’Alzheimer.
La ricerca in questione è stata condotta sul batterio Porphyromonas gingivalis (principale responsabile della malattia parodontale) e sugli effetti del morbo di Alzheimer sulle cellule nervose.
Si è evidenziato come i batteri presenti nel cavo orale possano migrare, attraverso il flusso sanguigno, al cervello e produrre enzimi tossici, compromettendo funzionalità e vitalità dei neuroni. A seguito di autopsie ed esami si è constatata la presenza del Porphyromonas Gingivalis nel cervello di soggetti affetti da Alzheimer (confermando quindi il fatto che esista un rapporto diretto tra le due patologie). Allo stesso modo, si è registrato (nel cervello dei pazienti affetti da malattia parodontale) un aumento di beta amiloide, la placca associata all’Alzheimer. Questi dati ed i risultati degli studi ne evidenziano quindi la correlazione.
Un altro aspetto studiato riguarda la diffusione in circolo di specie batteriche parodontopatogene, tra cui le spirochete, la cui presenza è stata trovata nel tessuto cerebrale di pazienti affetti da morbo di Alzheimer.
A conferma di quanto appena detto citiamo uno studio condotto dall’University of Louisville School of Dentistry negli Stati Uniti.
L’oggetto di questa discussione scientifica è stato proprio il batterio responsabile dell’ infiammazione gengivale cronica: il Porphyromones Gingivals.
Esso si insedia all’interno del cavo orale, depositandosi sulla superficie dentale, sulle gengive e nelle tasche parodontali. La sua permanenza comporta un arrossamento gengivale, uno stato di gonfiore, sanguinamento e distruzione del tessuto parodontale.
Dal momento in cui non viene rimosso ed inizia a proliferare e creare sostanze di scarto, le nostre difese immunitarie si abbassano ed insorgono infezioni batteriche da non sottovalutare.
Durante gli studi sono stati prelevati dei campioni di tessuto celebrale da soggetti affetti da Alzheimer ed è emerso immediatamente che il batterio Porphyromones Gingivals era comune e presente in tutti i campioni su cui sono state svolte le analisi.
Stesso discorso vale per gli studi condotti sui topi: inserendo nel loro cavo orale il suddetto batterio si è notata la sua migrazione (attraverso il sangue) verso il cervello, attaccando le cellule nervose.
Tali scoperte dimostrano e confermano quanto sia importante curare l’igiene orale.
Trascurarla sarà un fattore di rischio importante, in quanto potrà agevolare il rischio di sviluppare patologie molto gravi per il benessere dell’individuo (come appunto il rischio di insorgenza del morbo di Alzheimer o patologie cardiovascolari).
Rapporto bidirezionale tra salute orale e Alzheimer.
Con il trascorrere degli anni e con l’invecchiamento la nostra salute orale può essere esposta a cambiamenti fisiologici e correlati all’età che ne possono compromettere lo stato di salute.
Ad esempio possono presentarsi condizioni orali compromesse a causa della perdita di uno o più elementi dentali, insorgenza di malattia parodontale o scarsa igiene orale (anche legata ad una diminuzione delle capacità fisiche e mentali durante le manovre d’igiene orale quotidiana).
Secondo gli studi condotti sul tema, la fragilità orale legata all’età mostra un legame tra le condizioni di salute orale ed il rischio di disturbi cognitivi.
Nello specifico il rapporto è reciproco ed è influenzato da diversi fattori, tra cui:
- disturbi masticatori (legati alla mancanza di elementi dentali) possono avere effetti sull’alimentazione, causando una scorretta nutrizione e riducendo il flusso ematico cerebrale,
- la presenza di malattia parodontale, invece, causando uno stato infiammatorio può influenzare la risposta immunitaria ed agire sul cervello (favorendo il declino cognitivo),
- infine la scarsa igiene e salute orale altererà il microbiota orale favorendo la proliferazione batterica, la quale raggiungendo il cervello avrà un impatto sulle funzioni cognitive ed esporrà il soggetto ad un maggiore rischio di sviluppare l’Alzheimer.
Potendo curare e preservare la salute orale, la comunità scientifica sottolinea l’importanza della prevenzione: sarà una preziosa arma per ridurre il rischio di disturbi cognitivi e di demenza nei soggetti più anziani.
Conclusioni.
A prescindere dal fatto che la correlazione esistente tra malattia parodontale e Alzheimer venga resa certa al 100%, la cura dell’igiene orale dovrebbe diventare una questione prioritaria per chiunque.
A prescindere dalle prove dei vari legami con altre patologie,spazzolare correttamente i denti, utilizzare filo interdentale e scovolino ed effettuare regolari controlli e sedute d’igiene orale professionale sarà un’ottima pratica per la nostra salute orale e per il benessere generale a qualsiasi età!