Introduzione…
La cura della carie dentaria in età pediatrica è tra le procedure odontoiatriche più diffuse.
Cause principali della presenza di lesioni cariose nei più piccini sono da un lato le abitudini alimentari e spesso la scarsa igiene orale, dall’altro la presenza di una dentatura mista o di un apparecchio ortodontico che rende le manovre di igiene orale più complesse e porta spesso alle demineralizzazioni.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si è posta come obiettivo una notevole riduzione della patologia cariosa nei bambini: tutto ciò è raggiungibile con una collaborazione tra le varie figure professionali che si occupano della salute dei più piccini ed orientando il loro lavoro verso misure atte a prevenire la patologia.
Molto importante è il riconoscimento dei fattori di rischio che consente all’odontoiatra di adottare terapie appropriate al singolo caso.
La carie dentaria rappresenta nel mondo la patologia più comune in età pediatrica.
In base ai dati statistici si calcola il 40% della popolazione presenti lesioni cariose.
Curioso è notare come vi siano differenze notevoli a seconda delle condizioni economiche dei vari paesi: la carie infatti colpisce maggiormente i bambini e gli adulti nei paesi industrializzati rispetto a quelli in via di sviluppo.
Come poc’anzi accennato tra i fattori che favoriscono la nascita di lesioni cariose abbiamo: scarsa igiene orale,abitudini alimentari e la presenza di apparecchi fissi/mobili che rendono più difficile la detersione degli elementi dentali.
Non vanno poi dimenticate alcune patologie tipiche della dentatura dei bambini come la fluorosi o la sempre più frequente ipomineralizzazione di molari e incisivi che rappresentano un notevole problema clinico da affrontare per mantenere l’integrità dei tessuti dentali.
Nel raggiungere l’obiettivo posto dall’OMS è fondamentale che tutti gli attori (con questo termine ci riferiamo ai genitori, dentista, igienista, maestre, ecc) coinvolti nella crescita del bambino collaborino e utilizzino strategie atte a preservare i tessuti sani nei piccoli pazienti.
In termini numerici l’obiettivo dell’OMS per il 2020 è avere l’85% dei bambini di 4 anni e il 65% dei bambini di 12 anni esenti da carie.
L’identificazione dei soggetti a rischio rappresenta uno dei passi fondamentali nella cura del paziente pediatrico, poiché può pesantemente influenzare la scelta del materiale,l’impostazione dei periodi di richiamo o anche del momento ideale per intraprendere un trattamento. Inoltre, un errore o un ritardo in un trattamento può costare la perdita degli elementi dentali, decidui e permanenti, con conseguenti danni al sorriso del paziente.
L’età ideale per la prima visita odontoiatrica…
Questa è una delle domande più frequenti che il dentista si sente fare, la risposta può non essere univoca ma possiamo dire che il consiglio è quello di sottoporre il bambino alla prima visita odontoiatrica quando “spuntano” i primi dentini.
L’intera dentatura decidua compare in arcata indicativamente attorno ai 2-3 anni a seconda dei soggetti. Diciamo quindi che a partire dai due anni, con la presenza degli elementi decidui, l’odontoiatra è già in grado di fornire istruzioni circa lo sviluppo dentale, la presenza di eventuali anomalie nella crescita ossea e valutare lo stato dei denti.
In più verso tale età il bambino inizia ad essere collaborativo, può iniziare ad instaurare un rapporto sereno con il proprio dentista ed è in grado di comprendere le istruzioni ricevute circa la pulizia dei suoi dentini.
Nel caso in cui siano presenti delle carie è però consigliabile anticipare tale incontro con l’odontoiatra anche perché il processo carioso di un dente deciduo può impiegare poco tempo per raggiungere lo spazio pulpare.
Occorre quindi valutare la singola situazione e nel caso in cui vi siano dei piccoli problemi essere tempestivi nel prenotare un controllo.
Oltre all’aspetto clinico è fondamentale instaurare fin da subito un rapporto di fiducia ed interesse nel piccolo paziente per far sì che le visite odontoiatriche vengano vissute con serenità fin da piccoli.
La famiglia, il bambino e tutti coloro che sono coinvolti nell’educazione e nella salute del bambino stesso devono creare un cosiddetto “luogo della salute dentale”, identificato con lo studio odontoiatrico, dove il piccolo paziente deve recarsi in primo luogo per ricevere consigli e suggerimenti in maniera accessibile, continuativa e, perché no, divertente.
Il piccolo paziente sarà così in grado di associare allo studio dentistico un’idea di un luogo piacevole, familiare, dove non si va a soffrire e i rapporti cordiali tra i propri familiari e i medici istituiscono nella mente del bambino un ambiente domestico “allargato”.
Dal punto di vista medico questa situazione consente al medico di intervenire prontamente sulle abitudini scorrette, adattarsi alle esigenze personali e, in sostanza, mantenere lo stato di assenza di carie anche nella dentizione decidua.
Nella fase di crescita in cui è presente solo la dentatura decidua i bambini sono completamente dipendenti dagli adulti. Crescendo la supervisione dell’adulto è sempre importante, ma i bambini devono essere incoraggiati a prendersi cura della propria salute orale spazzolando e mangiando in maniera sana.
I fattori di rischio
Sono molti i fattori di rischio che dovrebbero essere presi in considerazione per la determinazione del rischio carie nei bambini di età inferiore ai 14 anni.
E’ possibile assegnare un “peso” differente ai diversi fattori di rischio, in modo da supportare in maniera più adeguata le decisioni cliniche degli operatori.
Il Ministero della salute con le sue linee guida nazionali ha identificato una serie di fattori di rischio da considerare, e per ognuno di essi ha sottolineato la correlazione con un livello alto, medio o basso a seconda delle due fasce di età (0-6 anni e 6-14 anni).
Esistono diverse patologie dei tessuti dei denti che si manifestano in età pediatrica e che possono essere accomunate dal temine “disordini dello sviluppo dentale”.
Esse sono tutte caratterizzate da alterazioni strutturali dello smalto, e spesso anche della dentina, che portano a problematiche di tipo estetico e funzionale e che richiedono interventi anche tempestivi per limitarne le conseguenze.
Fra queste patologie dentali, troviamo principalmente:
la fluorosi, l’amelogenesi imperfetta, l’ipoplasia dello smalto e l’ipomineralizzazione di molari e incisivi.
Fluorosi.
La fluorosi dentale è un’anomalia dello sviluppo dello smalto, causata da un’esposizione ripetuta a fonti eccessive di fluoro durante le fasi di sviluppo del dente.
È considerata una forma di ipoplasia dello smalto, che porta a una minore presenza di minerali e ad una maggiore porosità. Essa è caratterizzata da aree demineralizzate che si manifestano praticamente su tutti gli elementi dentali del paziente che ne soffre, e che possono assumere un colore che va dal bianco al marrone scuro, a seconda della gravità.
Il trattamento delle fluorosi è variabile in base alla gravità. In presenza di lesioni bianche il problema è prevalentemente estetico e le medesime possono essere anche particolarmente evidenti. Essendo le fluorosi delle lesioni scarsamente mineralizzate nella maggior parte dei casi si ricorre a un trattamento iniziale di tipo remineralizzante.
Curiosità…
La fluorosi è un problema che riguarda circa il 10% della popolazione mondiale, ma alcune aree geografiche sono molto più esposte. In alcune regioni, infatti, la fluorosi rappresenta una patologia dentaria di particolare gravità: in India, dove si concentra più del 12% delle riserve mondiali di fluoro e sono presenti acque particolarmente ricche di questo elemento, la fluorosi dentale affligge praticamente il 100% della popolazione di alcune regioni, che bevono e sfruttano regolarmente a uso alimentare l’acqua del territorio.
In Italia e in molti paesi del mondo industrializzato questo non avviene fortunatamente, ma alcuni comportamenti possono comunque esporre al rischio di sviluppare lesioni dentali da fluoro.
Ipoplasia dello smalto.
L’ipoplasia dello smalto (o“smalto sottile”) è un difetto di sviluppo dello smalto che ha origine nelle prime fasi della formazione del dente per un difetto dell’attività degli ameloblasti. L’ipoplasia dello smalto può avere diversi livelli di gravità. Nelle forme più lievi l’aspetto del dente può essere quasi normale e non è indicato alcun trattamento; in quelle più gravi, invece, lo smalto è particolarmente sottile i denti appaiono più piccoli del normale e vi sono notevoli coinvolgimenti estetici. La causa dell’ipoplasia dello smalto è da ricercarsi fra diversi fattori, principalmente uno stato importante di malattia del bambino nei primi periodi di vita, carenza di vitamina D, malattie sistemiche. Il trattamento può limitarsi all’uso di prodotti desensibilizzanti e remineralizzanti per le forme più lievi, per rinforzare lo smalto e prevenire la perdita di tessuti duri.
Amelogenesi imperfetta.
L’amelogenesi imperfetta, come dice il nome, è una carenza strutturale dello smalto che si sviluppa al momento della formazione (genesi) della sua struttura prismatica. La prevalenza nel mondo è molto bassa (0,01%) e la causa è di tipo genetico.
Tale patologia si può manifestare in maniera molto diversa da caso a caso e anche il numero di elementi coinvolti può essere variabile. Nei pazienti più gravemente colpiti i denti possono manifestare difetti strutturali o fratture dello smalto, alterazioni di spessore dei tessuti duri, di colore e di forma. Essendo meno resistenti, gli elementi dentali possono incorrere in fenomeni di usura anche rapida, ipersensibilità anche intensa, carenze nella funzione masticatoria e, ovviamente, nell’estetica.
Ipomineralizzazione di molari e incisivi.
L’ipomineralizzazione di molari e incisivi,è caratterizzata da una carenza minerale che normalmente colpisce in maniera simmetrica i primi molari permanenti e gli incisivi centrali superiori e inferiori, talvolta anche gli incisivi laterali. In assoluto, è la patologia dello sviluppo dentario più frequente, avendo una prevalenza del 16% circa nella popolazione mondiale.
Traumi orali e sviluppo dentario.
Fra i difetti di sviluppo dei denti un discorso a parte meritano le conseguenze dei traumi orali che riescono a coinvolgere i follicoli dentari e tutte le altre strutture interessate nella formazione del dente. Se un trauma riesce, infatti, a interrompere o a variare l’attività di ameloblasti e odontoblasti l’elemento coinvolto può andare incontro a seri problemi di sviluppo. Le conseguenze possono essere variabili.
Possono esservi minimali alterazioni cromatiche, con la formazione di macchie irregolari sulla superficie del dente, quando l’attività delle cellule deputate alla costruzione è stata influenzata ma non interrotta se non per un periodo transitorio. Altre volte il dente si sviluppa regolarmente, ma assume un colore che può essere molto scuro, bruno rossastro, segno che il trauma ha provocato un forte sanguinamento all’interno del follicolo.
Altre volte, invece, la struttura dentaria è pesantemente modificata, con la formazione parziale dei tessuti, la formazione di elementi dalla forma distorta, fino anche alla mancata formazione dell’elemento. Rispetto a tutte le altre forme di anomalie di sviluppo dentario,
le conseguenze dei traumi sono ovviamente localizzate a un singolo elemento o a pochi elementi contigui, in corrispondenza della zona traumatizzata.
Il trattamento, in tali casi, è mirato al mantenimento e alla remineralizzazione delle aree lesionate, se di piccole dimensioni, ma può richiedere interventi restaurativi, protesici o anche l’estrazione precoce per i casi più sintomatici, più rilevanti per l’impatto estetico e gravi dal punto di vista dello sviluppo delle aree ossee mascellari.
Come prevenire e limitare il rischio carie…
Sigillature dei solchi.
A partire da circa 6 anni di età, l’eruzione dei primi molari permanenti espone questi ultimi a un elevato rischio di demineralizzazioni e lesioni cariose, in quanto presentano una geografia occlusale piuttosto complessa e la loro posizione li rende anche particolarmente difficili da detergere.
La sigillatura è una procedura meccanica, molto semplice, che permette di isolare le aree più facilmente aggredibili dalla placca batterica e previene la formazione di demineralizzazioni e lesioni cariose. Si tratta in genere di una procedura semplice, veloce, poco costosa per i pazienti e anche indolore, ma con un elevato impatto sulla riduzione dell’incidenza del processo carioso.
Dieta.
Il controllo della dieta, della frequenza dei pasti e dell’assunzione di cibi cariogeni è di primaria importanza anche per i pazienti più piccini.
Sono ormai obbligatori nelle scuole regimi alimentari dedicati, mirati al controllo dell’obesità giovanile e delle patologie comuni in età pediatrica legate all’alimentazione, come appunto la carie. È pertanto poco probabile che i piccoli frequentatori di asili e i giovani studenti abbiano a disposizione cibi contenenti zuccheri complessi durante i periodi di frequenza scolastica. Il ruolo della famiglia e l’educazione alimentare domestica sono quindi di primaria importanza affinché il regime alimentare resti corretto anche nelle fasi della giornata esterne alle aree scolastiche.
Xilitolo.
Prodotti contenenti questo zucchero non fermentabile (chewing-gum, caramelle, compresse masticabili, cibi) si sono dimostrati potenzialmente efficaci nella prevenzione della carie. Lo xilitolo viene acquisito dalle cellule batteriche come uno zucchero fermentabile, ma non può essere sfruttato per produrre energia e blocca l’attività della cellula. Ne risulta una riduzione dell’attività cariogena che influenza l’acidogenicità dell’intero biofilm.
Agenti remineralizzanti.
L’esposizione regolare e prolungata ad agenti remineralizzanti rappresenta uno degli approcci
più moderni ed efficaci per il controllo del processo carioso nei soggetti a rischio carie.
Essi consentono di riparare, ricostruire o addirittura rigenerare i cristalli di idrossiapatite con processi del tutto naturali. I prodotti remineralizzanti sono composti a base di calcio-fosfato normalmente disponibili in composti di facile applicazione e dal gusto gradevole (spesso chiamati “mousse”), privi di effetti collaterali e ideali anche per i soggetti più piccoli.
Conclusioni…
La carie dentaria è una patologia le cui manifestazioni non differiscono sostanzialmente nelle diverse fasce d’età dei pazienti. Tuttavia, nei bambini il numero di fattori predisponenti e di fattori di rischio può essere più elevato che negli adulti, e il loro controllo può essere molto più difficoltoso. Per questo motivo è importante seguire un percorso semplificato ma rigoroso affinché ogni piccolo paziente che varchi la soglia dello studio odontoiatrico possa ricevere le cure più appropriate e dall’efficacia più elevata.
Per un approccio sereno ed efficace per i bambini, risulta fondamentale effettuare 3 passi:
-
considerare l’età del paziente;
-
identificare la categoria di rischio;
-
applicare strategie preventive;
Step successivo è quello di incoraggiare le misure preventive che possono avere il maggiore impatto sulla salute dentaria del paziente: applicazioni topiche di fluoro, antimicrobici, sigillature dei solchi, istruzioni sulla dieta e sull’assunzione di cibi cariogeni, istruzioni di igiene orale sono fra le manovre più frequentemente utilizzate. L’impiego di terapie professionali preventive (come vernici al fluoro, remineralizzazione e infiltrazione delle lesioni cariose iniziali) può avere un grande impatto sulla progressione della patologia cariosa.
Fonte: DENTAL CADMOS