Spieghiamoci meglio con un esempio pratico: se utilizziamo l’oro per una corona dentale nel paziente Tizio faremo un’ottima terapia biocompatibile (ospite: Tizio – materiale: oro – applicazione: corona), ma se usiamo l’oro nel paziente Tizio come materiale di un impianto osteointegrato gli creeremo sicuramente un danno (ospite: Tizio – materiale: oro – applicazione: impianto), oppure se faremo una corona nel paziente Caio, ipersensibile all’oro (è solo un esempio, in pratica sarebbe molto difficile), con lo stesso oro di Tizio, potremmo creargli dei problemi (ospite: Caio – materiale: oro – applicazione: corona).
Tutti i materiali metallici, ceramici e polimerici (le otturazioni bianche per intenderci) suscitano diverse risposte biologiche a causa delle loro differenti composizioni. Inoltre, le varie risposte biologiche a questi materiali dipendono dal fatto che essi rilascino o meno i loro componenti e se questi ultimi siano tossici, immunogeni o mutageni alle concentrazioni di passaggio in soluzione.
Anche la collocazione del materiale nella cavità orale determina parzialmente la sua biocompatibilità. I materiali che risultano biocompatibili quando si trovano in contatto con la superficie della mucosa orale possono provocare reazioni avverse se impiantati al di sotto di essa. I materiali che sono tossici quando si trovano a diretto contatto con la polpa, possono essere essenzialmente innocui se posizionati sullo smalto o sulla dentina. Infine, le interazioni tra il materiale ed il corpo influenzano la biocompatibilità del materiale. La risposta del materiale alle variazioni di pH, all’applicazione di forze o agli effetti degradanti dei fluidi biologici può alterare la sua biocompatibilità. Le caratteristiche della superficie del materiale, che favoriscono o inibiscono l’attacco di batteri, cellule ospiti, o molecole biologiche, determinano se il materiale ha un effetto che favorisce la ritenzione di placca, l’integrazione ossea, o l’adesione alla dentina.